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giovedì 22 ottobre 2015

Avventure nel mondo in moto, il viaggio in Rajasthan, India, in Royal Enfield

Avventure nel mondo in moto, il viaggio in Rajasthan, India, in Royal Enfield
Questo viaggio avventura in moto inizia e finisce a Delhi, tracciando un percorso ad anello con una deviazione a est fino a Varanasi subito prima del ritorno in Italia. II percorso é stato quello che potete vedere nel video, per sommi capi: Delhi, Mandawa nello Shekhawati, Bikancr, Jaisalmcr e il deserto del Thar, Jodhpur, Ranakpur, Udaipur, Pushkar, Jaipur e poi dal Rajasthan all’Uttar Pradcsh dove abbiamo visitato Fatchpur, Sikri, Agra e infinc Varanasi. Avevano provato in molti a raccontarmi come funzionano le strade indiane e siamo partiti con quel misto di terrore e curiosità che si prova per tutte le cose nuove e diverse dal nostro vissuto...


 Adesso, a cose fatte, posso dire che percorrere le strade indiane è qualcosa che sfugge alla più fervida immaginazione, anche se mentre si e in mezzo a quel bailamme sembra tutto normale nonostante rasenti l'assurdo. Le strade indiane sono state la cornice di questo viaggio avventura in moto e da queste non é possibile prescindere, per questo mi viene naturale pensare ai chilometri macinati nel subcontinente come punto di partenza di questa avventura. Saliti sulla Royal Enfield siamo stati circondati da clacson, frenate stridenti, gente che attraversa a caso. Lo smarrimento é totale, lo shock culturale intenso fin da subito, dando perfettamente ragione al motto indiano "Good born, good brakes and good lucky’, niente di più azzeccato: una delle prime cose Che si notano viaggiando é l’uso compulsivo dei clacson cui segue l'uso scellerato dei freni. Si suona il clacson per segnalare il proprio passaggio, per avvertire chi ci precede che si sta per effettuare un sorpasso o semplicemente per affermare la propria presenza sulla strada. Siccome é largamente diffuso e, anzi, ne è consigliato l’uso compulsivo, questo frastuono di suoni non é mai accompagnato da gesti impulsivi e grida becere da un finestrino all’altro, fatto che mi ha stupito soprattutto se si tenta di immaginare la stessa situazione in Italia.
Laddove non entra in funzione tempestivamente il clacson entrano in scena i freni, che si usano al posto degli insulti con un sangue freddo e una prontezza degna di piloti professionisti abituati ad affondare il piede destro sul pedale apposito. Dopo lo stordimento acustico viene quello visivo. Non sono solo le auto e i camion a occupare la corsia di marcia ma ci sono altri mezzi fantasiosi come i risciò guidati da biciclette, ll ape Piaggio adibiti a piccoli pulmini su cui possono entrare anche dieci persone, i pullman pieni zeppi fin sul tetto e ancora camioncini che hanno visto tempi migliori riempiti all'inverosimile, ogni sorta di motorini e moto fatte di ferraglia arrugginita e jeep cosi piene che l'autista é costretto a guidare sporgendosi per metà fuori dall'abitacolo.

I camion stessi riservano delle sorprese a un occhio poco avvezzo agli eccessi: oltre al fatto che la maggior parte di essi non passerebbe nessun controllo di sicurezza a partire dagli pneumatici consunti, tutti dispongono di un corredo artistico, se cosi lo vogliamo chiamare, costituito per lo più da pennacchi neri anti malocchio sporgenti dagli specchietti retrovisori e in balia del vento e dalle scritte improbabili sul retro (frasi come “horn please” e “blow horn”) dipinte con estro e precisione maniacale. Questi mezzi sono anche carichi a livelli impressionanti e non puoi far altro che sperare che non perdano il carico, sia esso animato o inanimato. E' tutto molto folcloristico, quasi surreale, sicuramente di intrattenimento: difficile annoiarsi con un film del genere che scorre accanto alla nostra moto.

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